AO_434

NOVEMBRE-DICEMBRE 2021 AUTOMAZIONE OGGI 434 94 AO RASSEGNA A cura di Ilaria De Poli La ‘manifattura additiva’ velocizza e ottimizza la produzione, anche quella di massa, andando a costituire un importante tassello dell’Industria 4.0 IoT, Big Data e AI stanno modificando la produzione industriale, ma le fasi dei singoli processi non si stanno trasformando alla stessa velocità. L’implementazione di tecnologie come l’additive manufacturing (stampa 3D) sta, però, contribuendo al loro rinnovamento. Il suo impiego su larga scala rappresenta, infatti, un cambio di paradigma e amplia le possibilità di design, diminuisce gli sprechi, riduce il time-to-market e, infine, migliora l’impatto ambientale. Una chiave di volta per l’Industria 4.0. Fino a pochi anni fa questa tecnica di produzione era associata alla prototipazione rapida o ai progetti di ricerca. Oggi è applicata a svariati ambiti industriali per la realizzazione di stampi, maschere e attrezzature, oppure per la creazione di lotti medi e piccoli e perfino per la produzione di massa. Il punto di partenza del processo dell’additive manufacturing è l’impiego di un modello di sistema CAD in 3D. Questo viene trasmesso al software della stampante che lo decodifica, lo divide in livelli e definisce il percorso di generazione (un processo più rapido rispetto all’uso del CNC). La stampa avviene fondendo poli- meri o metalli che sono prima depositati, strato per strato, dall’esterno all’interno, e poi polimerizzati per formare l’oggetto. Esistono diverse tecnologie di stampa 3D. La più comune è la stereolitografia (SLA) che usa un laser a ultravioletti per polimerizzare una resina fotosensibile liquida in plastica dura. Il laser può essere sostituito da una sorgente luminosa (ste- reolitografia DLP) o da schermi a cristalli (stereolitografia LCD). La modellazione a deposizione fusa (FDM) si basa, invece, sull’estrusione. Filamenti di polimeri plastici (come Pla, Pet o Peek) sono raccolti in bobine e collegati a uno o più estrusori che li fluidificano creando l’oggetto. Con la tecnica della Sinterizzazione Laser Selettiva (SLS), invece, la forma viene realizzata solidificando strati di polveri attraverso un raggio laser che fonde le particelle di polimeri (solitamente nylon) all’interno di una camera chiusa. Il PolyJet si basa, a sua volta, su strati di fotopolimeri liquidi polimerizzati da raggi UV. Infine, nella fotopolimerizzazione a due fotoni un laser si sposta su un blocco di gel, solidificando i punti necessari per creare oggetti sotto i 100 nm. Sempre più aziende ottimizzano la produzione adottando sia la stampa 3D, sia la manifattura classica combinando design, materiali e processi. L’additive manufacturing è stato anche un elemento importante durante la pandemia del 2020 per le aziende che hanno avuto difficoltà negli approvvigionamenti. Silvia Beraudo Additive manufacturing @depoli_ilaria

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