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Robotica AUTOMAZIONE OGGI 102 | APRILE 2022 AUTOMAZIONE OGGI 437 Fabio Cardilli In principio era plastica Come è possibile costruire un robot partendo dalla stampa 3D? Vediamolo insieme N egli ultimi anni la stampa 3D ha aperto orizzonti nuovi in vari campi d’applicazione tra i quali la robotica consumer, ossia quel- la che ogni appassionato, con un moderato investimento, pazienza e curiosità può ricreare in casa propria e con essa la me- raviglia di veder trasformare quello che in ori- gine era solo un filo di plastica in un automa non meno intelligente di un’automobile che si guida da sola. Si dice che l’importante non è la destinazione, ma il viaggio. E costruire un robot 3D, per me, è stato come un viaggio, fatto nei ritagli di tempo e con una visione, fissa, nella mente. Per tutti gli appassionati, i sognatori e quelli che non mollano, vi rac- conto la storia di un filo di plastica diventato robot. L’ispirazione L’ispirazione per questo lavoro, come per altri robot maker sparsi nel pianeta, è nata dallo scultore francese Gaël Lagevin, a quale, qual- che anno fa, è venuto in mente di donare a tutti gli appassionati come lui un progetto open source in cui descrive le specifiche tecniche per la stampa e l’assemblaggio di un robot antro- pomorfo in dimensioni naturali. Il progetto si chiama InMoov. Quando vidi per la prima volta il video del suo robot in azione, ritornai bam- bino e ripensai all’arte dei maestri degli effetti cinematografici degli anni ‘80, come Rambaldi, il deus ex machina di King Kong, ET e molti altri capolavori poi soppiantati dalla compu- ter grafica e dalla post produzione degli anni seguenti. Gli ‘animatronic’, ancora oggi usati in alcuni parchi divertimenti, sono i precursori dei robot moderni. Frutto della meccatronica, combinano fondamenti classici di meccanica con l’elettronica computerizzata. I robot che è possibile realizzare oggi, però, a differenza degli animatronic, possono implementare comportamenti e caratteristiche meno finite e discrete, esondando in forme di Intelligenza Artificiale. Ma tutto nasce da un filo di plastica. Scheletro PLA è l’acronimo di Polylactic Acid, termine con cui ci si riferisce a uno dei due materiali più economici e prevalentemente utilizzati nella stampa 3D. Le bobine di PLA si presentano come delle matasse di filo di consistenza pla- stica in colori tra i più disparati, dai fondamen- tali ai cromati, fino ai luminescenti. Lo scheletro dell’InMoov si compone di centinaia di parti stampabili appunto in PLA e nel colore pre- scelto con una comune stampante 3D dal vo- lume di stampa di appena 12 cm³. Assemblare questi pezzi e realizzare le varie componenti anatomiche del robot è una questione sostan- zialmente di colla, lima, taglierino e tanta, tanta pazienza. Il primo traguardo è stato realizzare uno dei due arti superiori. Il braccio di InMoov, ad esempio, è mosso da tiranti distesi lungo l’a- vambraccio e collegati alle falangi e mossi da Il progetto InMoov

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